La Basilicata ha sempre rappresentato un vero e proprio svincolo nodale dei traffici arcaici del Sud Italia nel periodo della colonizzazione Greca della vitis vinifera: tutte le viti note furono portate e acclimatate in Europa nell’area dell’Enotria e la Lucania ha avuto quindi un ruolo centrale nello sviluppo della vitivinicoltura fin dal 1300 a.C. Lo testimoniano l’IGT Basilicata, le 4 DOC – Aglianico del Vulture, Grottino di Roccanova, Matera, Terre dell’Alta Val d’Agri – e 1 DOCG, attribuita nel 2011 all’Aglianico del Vulture Superiore e all’Aglianico del Vulture Superiore Riserva.
A questo scenario si aggiunge la scoperta del vitigno Guarnaccino, varietà autonoma dal punto di vista enologico, che mette in evidenza le potenzialità di un biotipo dalle apprezzabili doti vitienologiche che, in quanto a lontanissime parentele potrebbe essersi selezionato da seme di varietà bordolesi, sulle lande del territorio di Chiaromonte.
Il termine Guarnaccino è ascrivibile ad uno o più vitigni coltivati in epoche remote, ma l’uso meridionale di denominare con questo termine (che non risparmiava, nel beneventano del 1878, neanche il Sangiovese) varietà di viti tra loro diversissime deriva probabilmente dal suo etimo, che dal latino assume il significato di “provvedere, difendere, garantire” e quindi verosimilmente “varietà di uve rustiche che garantivano il raccolto dell’anno”.
Nel corso degli studi svolti su ceppi recuperati nei vecchi vigneti di Chiaromonte, sono cominciati ad emergere i primi tratti di un vitigno dal profilo molecolare fino a qualche anno fa ancora sconosciuto, risultati molto interessanti sia per documentare la sua presenza in suolo lucano in tempi lontani, sia perché particolarmente idoneo alla produzione di vini naturali dal momento che il suo adattamento alla propria area consente un allevamento con minimi interventi fitosanitari.
Grazie all’impulso e ad un forte stimolo da parte dei tre soci dell’azienda, solo nel 2006 è cominciata l’attività scientifica necessaria alla conoscenza della varietà Guarnaccino, sino a scoprire che si trattava di una varietà di uva non nota e non catalogata e per tanto si è reso indispensabile l’iscrizione della varietà al catalogo nazionale delle Varietà di vite (attività svolta per competenza da CRA di Arezzo e Comune di Chiaromonte) con D.M. (MIPAF) del 10.07.13 G.U. del 08.09.2013, omologato e registrato alla sezione I (Vitigni da uva da vino) con codice varietà n° 467.
Il vitigno è oggi iscritto nell’elenco delle varietà idonee per la produzione di vino della Regione Basilicata, grazie alla ricerca scientifica condotta dall’Università della Basilicata, nella persona del Prof. Vitale Nuzzo. Il Guarnaccino è una varietà autoctona, essendosi naturalmente ambientato negli anni al territorio; ha sviluppato una notevole resistenza alle malattie tipiche della vite, come naturalmente avviene in ogni processo evolutivo delle specie viventi. Questa caratteristica è una di quelle che lo distingue dalle varietà di vite più note: infatti quest’ultime nel tempo sono state selezionate per le caratteristiche produttive e qualitative e non per la resistenza alle malattie.